Per avere a propria disposizione un impianto produttivo di alta qualità, il sistema di depolverizzazione assume un ruolo focale. Per salvaguardare la propria salute e quella dei dipendenti, l’installazione di un dispositivo simile può fare la differenza. Quasi tutte le lavorazioni tendono a generare delle polveri sottili o dell’aerosol. In entrambi i casi, la necessità di dover smaltire scorie potenzialmente pericolose è abbastanza imminente.

Cosa bisogna fare in determinate circostanze per rimettere la situazione perfettamente a posto? Ogni passaggio va portato avanti seguendo alcune regole ben precise. Dare un’occhiata a un sito Internet affidabile come www.brunobalducci.com può essere una scelta valida, ma ognuno può muoversi come desidera e a seconda delle proprie preferenze.

Come viene esseguita la depolverizzazione

Il processo di depolverizzazione segue alcune regole predefinite. Si inizia studiando al meglio le varie tipologie e provenienze delle polveri. Quindi, l’analisi prosegue con alcune valutazioni inerenti all’eventuale estrazione dei depositi, con un ulteriore controllo dei punti nei quali la polvere deve essere filtrata. Allo stesso tempo, tocca effettuare un calcolo accurato in merito ai cicli di lavoro necessari per portare a termine ogni passaggio. Ed ecco che si fa strada l’esigenza di comprare un macchinario adatto al proprio contesto specifico.

Come scegliere un impianto di depolverizzazione di alta qualità

L’acquisto di un buon impianto di depolverizzazione non può prescindere dalle sue dimensioni. Se gli spazi disponibili sono troppo angusti, ci vuole un sistema con installazione esterna, dotato di tubi fissi e aperture utili per aspirare l’aria dalle diverse zone. Quindi, si procede con la valutazione dei processi produttivi durante i quali le polveri tendono a diffondersi con una certa facilità. Ogni passaggio può provocare un rilascio repentino di polveri secche e fumi potenzialmente pericolosi per la salute di chi vi entra a contatto.

I processi più pericolosi per le polveri sottili

La depolverizzazione si rende necessaria quando si è alle prese con alcuni processi molto rischiosi per salute e incolumità di chi deve effettuarli. Per esempio, in occasione dei lavori in legno, ogni scheggia o polverina può fare molto male a cute, occhi e respirazione, specie per quanto riguarda il legno duro. Le polveri sono in grado di dirigersi verso i bronchi e gli alveoli, con notevoli danni potenziali. Anche le lavorazioni alimentari sono alquanto pericolose, specie se si fa uso di farine e coloranti. In tali casi, si può partire da un semplice fastidio a vere e proprie insufficienze respiratorie, oltre ad asma e infiammazioni.

Chi lavora i metalli a secco deve a sua volta stare molto attento. In particolare, durante la molatura di ciascuna superficie, alcune particelle minuscole si rivelano alquanto nocive per l’organismo umano, specie se si collocano a bordo dei macchinari vicini. Durante la saldatura, invece, i fumi che fuoriuscano hanno al loro interno ossidi in grado di generare forti problemi respiratori. Un discorso analogo è valido per quanto riguarda i materiali plastici, ormai entrati a far parte della catena alimentare, e le lavorazioni chimiche e farmaceutiche, durante le quali il rilascio delle polveri è ormai diventato frequente.

Cosa utilizzare per una migliore depolverizzazione

Un buon impianto di depolverizzazione può essere potenziato con l’aiuto di appositi filtri in grado di aspirare fumi e polveri in maniera ottimale. Per esempio, i filtri a cartuccia sono plissettati e garantiscono la massima efficienza delle singole pieghe. I filtri a sacco sono molto utili per rimuovere piccole polveri di acciaio, cemento e asfalto, mentre quelli a pannello sono ottimi per trattenere nebbie e fumi e rimuoverle dai singoli pannelli. Ciò che conta è saper trovare la ricetta giusta tra le varie componenti per una depolverizzazione in grado di soddisfare i migliori standard.